Dopo aver invitato nella scorsa primavera la popolazione a non firmare il referendum, il Municipio era stato censurato dalla Sezione degli enti locali per il suo comportamento inammissibile e lesivo dei diritti politici dei cittadini di Novazzano. Così, gli era stato imposto di pubblicare una lettera di scuse alla cittadinanza. Lasciamo perdere – per carità di patria – forma e sostanza delle scuse, aggirate con la formula dell’«inciampo procedurale». Ma come? Non era forse già successo qualche tempo prima che il Municipio chiedesse la stessa identica cosa – non firmate! – in occasione di un’analoga raccolta di firme per il referendum sull’ecocentro di Novazzano?
Il Municipio è incappato in un nuovo «inciampo» in occasione della «Serata informativa con dibattito». Conviene richiamarne una breve, istruttiva cronistoria. Ecco i fatti:
- Nel mese di novembre il Comitato per il NO avanza al Municipio la richiesta di organizzare un dibattito pubblico per offrire alla popolazione un momento di confronto. Nella lettera si evidenzia l’importanza di concordare modalità dell’incontro pubblico come è prassi in simili casi.
- Nessun riscontro. In occasione di un incontro con il Municipio di Novazzano in corpore, in data 14 dicembre scorso, sollecitiamo una risposta alla nostra proposta di «serata pubblica tra le parti, pro e contro l’oggetto referendario». Il Municipio ci indica la data del 13 gennaio 2022 e ci comunica che le modalità della serata saranno discusse in una prossima riunione dello stesso Municipio.
- Solo il 29 dicembre ci giunge comunicazione: la serata pubblica diventa, attraverso una notevole acrobazia verbale, «serata informativa con dibattito». Nella sostanza si propone una serata divisa in due parti, la prima di esclusiva competenza dei propugnatori del progetto delle palazzine per «anziani autosufficienti», per la quale sfileranno un folto gruppo di persone, dagli architetti del progetto al presidente della giuria del concorso, al perito contabile di parte municipale e al sindaco di Novazzano, senza indicare alcuna durata degli interventi; la seconda riservata al dibattito tra le parti.
- Nella lettera del 2 gennaio scorso il nostro comitato critica il modo di procedere, la tempistica, all’insegna dell’ultimo istante utile della proposta municipale, e il programma stesso della serata. È talmente palese la sproporzione nel numero di persone e dei tempi previsti tra le parti del sì e del no all’oggetto referendario, che non è il caso di dire altro. Vale la pena soltanto ribadire e riaffermare il principio paritario, criterio fondamentale nei dibattiti tra tesi opposte: alle due parti si danno le stesse possibilità di espressione e un giusto equilibrio dei tempi.
- Era tanto difficile rifarsi ai criteri del dibattito televisivo di un paio di mesi fa per il referendum sul polo sportivo di Lugano? Parte introduttiva con la presentazione delle due visioni dell’oggetto referendario, imparzialità giornalistica e rigorosa alternanza dei rappresentanti delle due parti.
- Delle nostre preoccupazioni e perplessità facciamo partecipe il responsabile dell’ufficio dei diritti politici della Cancelleria di Bellinzona, che salomonicamente (?) ci invita su tempi ed equità a interpellare il moderatore della serata.
Un dibattito e un’abile regia
Alla fine il Comitato referendario decide di prender parte alla serata, chiedendo in particolare al giornalista moderatore di garantire, almeno per il dibattito, un rigoroso rispetto dei tempi tra le parti. Quel che succede realmente, lo percepisce solo chi è collegato via streaming: audio che fa le bizze, interruzioni improvvise, strani commenti di fondo. Certo, ci si può sempre appellare dopo gli «inciampi procedurali» agli «inciampi tecnicologici». Certo, anche se questi colpiscono quasi esclusivamente una parte sola, quella dei rappresentanti del NO.
Naturalmente nasce più che il sospetto, la conferma di una regia accorta: quando si critica con forza l’operazione immobiliare o si argomenta in modo documentato, zac! cala la scure del «disturbo tecnico»; e naturalmente chi è presente al dibattito non ne sa nulla. Solo percepisce una certa parzialità del moderatore, un qualche commento buttato là con un risolino, una certa insofferenza quando parlano gli oppositori (sbrigatevi, signori).
Superficialità, incapacità e incompetenza, uso distorto dei mezzi tecnologici, sfortuna della sorte? Caspita, che bella prova di efficienza!
Alla fine il dibattito richiesto dai referendisti si è tramutato in una farsa dove quasi tutto il tempo visto da casa è stato dedicato ai favorevoli delle palazzine e le opinioni contrarie annullate da «disturbi tecnici». La maggior parte del tempo del dibattito non è stato trasmesso: alla Garbinasca discutevamo, ma per ben oltre mezzora nessuno ci ha avvisati che vi erano «problemi tecnici»... e dopo 45 minuti di non funzionamento dello «streaming» ovviamente gli spettatori da casa avevano in larga misura abbandonato il computer. Ecco che il dibattito su un tema molto importante e sentito dalla popolazione è stato cassato!
I tempi di una correttezza istituzionale, a confronto con il dibattito vivo, franco e animato del precedente referendum sulla Casa d’Italia (ora Casa comunale), sembrano tramontati. Ora il Municipio, fortemente coinvolto nel progetto, dimentica qualunque vincolo istituzionale, dimentica che il suo primo ruolo è di seguire la costituzione e le leggi del nostro paese: più di ogni altra cosa, nell’esercizio della democrazia diretta deve garantire entrambe le parti e garantire la correttezza del processo democratico. Lo chiede il suo ruolo e colpisce il fatto che all’interno della compagine municipale nessuno se ne faccia carico o senta questa responsabilità.